L’Islanda ha una storia relativamente recente, sia dal punto di vista morfologico e geologico, sia dal punto di vista umano. Le prime testimonianze della sua scoperta da parte degli europei risalgono nel 330 a.C., ma solo nel VI secolo viene utilizzata prima come tappa per viaggi di esplorazione, poi come meta per eremiti in cerca di solitudine, infine come colonia di scandinavi in fuga dalla propria patria o in cerca di avventura.
Proprio dagli scandinavi gli islandesi discendono, anche se fu chiaro fin dall’inizio che i coloni avrebbero costituito un popolo a sé, fiero della propria indipendenza e governato dal primo parlamento democratico in Europa. Lacerati per secoli da faide interne, oppressi dal dominio straniero, gli islandesi seppero mantenere una forte identità nazionale, fino a risorgere come popolo indipendente nel 1944.
L’Islanda è un’isola piuttosto recente, nata 17 milioni di anni fa. Il primo europeo a darne notizia fu il greco Pitea, che la scorse nel 330 a.C. durante un suo viaggio a nord della Gran Bretagna e la chiamò Ultima Thule.
Per molto tempo comunque, il clima aspro, il mare spesso ghiacciato e molte terribili leggende la resero poco appetibile ai colonizzatori europei. Solo nel VI secolo d.C. San Brendano, monaco irlandese, vi fece tappa prima di ripartire per un viaggio di esplorazione verso ovest.
Nei secoli successivi alcuni monaci irlandesi, che erano soliti spostarsi sulle isole Fær Øer per condurre vita da eremiti, presero l’abitudine di stanziarsi anche in Islanda, costruendo insediamenti monastici fin dall’ VIII secolo.
La prima testimonianza scritta del loro arrivo sull’isola è databile all’825 quando il monaco irlandese Dicuil parla di una terra dove in inverno non sorge mai il sole e in estate la luce è sempre presente. Allo stesso secolo risalgono i primi insediamenti degli scandinavi, che costrinsero i monaci, in cerca di solitudine, a fuggire.
Tra la fine del IX secolo e i primi anni del successivo giunsero dalla Norvegia i primi colonizzatori scandinavi. Si trattava soprattutto di famiglie di contadini, pastori, artigiani e mercanti fuggite molti anni prima dal dispotismo dei sovrani di Norvegia.
Inizialmente i fuggitivi si erano stanziati sulle isole Bretoni, stringendo con le popolazioni autoctone vincoli di parentela, poi, durante l’espansione dei vichinghi, essi fuggirono nuovamente spostandosi verso le isole Fær Øer.
Fu durante uno di questi viaggi, avvenuto attorno all’anno 850, che lo svedese Naddoddur, sospinto fuori rotta da una tempesta, giunse sulla costa orientale dell’Islanda. Egli la battezzò Snæland, terra delle nevi, ma non la ritenne adatta per stabilirvi una colonia e ripartì per le Fær Øer.
Garðar Svavarsson giunse in Islanda seguendo le indicazioni dello svedese Naddodur, la circumnavigò e vi passò l’inverno. Fu lui a fondare il primo stanziamento a Husavik: a primavera ripartì ma lasciò a terra alcuni suoi servi che divennero i primi coloni islandesi.
In seguito, verso l’860, il norvegese Flóki Vilgerðarson si mise in viaggio verso l’Islanda. La leggenda dice che vi giunse seguendo uno stormo di corvi e per questo venne soprannominato Hrafna Flóki, Flóki dei corvi. Egli approdò sulle coste occidentali, presso Vatnsfjordur.
Qui trovò un clima rigido e ritenne opportuno ribattezzare l’isola col nome di Ísland, terra di ghiaccio. Proprio a causa delle condizioni climatiche egli preferì tornare in Norvegia e solo anni dopo ritentò l’avventura e si stanziò definitivamente sulla costa settentrionale presso Skagafjordur.
I primi stanziamenti di navigatori scandinavi in Islanda sembrano più tentativi senza grande seguito che veri e propri progetti di colonizzazione. Solo nell’871, con l’arrivo di Ingólfur Arnarson, si può parlare di un insediamento duraturo.
Egli era un valoroso guerriero vichingo in fuga dalla tirannia di Haraldr Haarfager (Araldo Bellachioma), tiranno in Norvegia.
Giunse sulle coste orientali dell’Islanda assieme al fratello Hjörleifur e proseguì la navigazione lungo la costa sud. Secondo un antico rito vichingo Ingólfur lanciò in mare le colonne lignee del proprio trono: le onde le avrebbero sospinte nel luogo designato dagli dei per la fondazione di un insediamento.
Le colonne approdarono in una baia fumosa, resa tale dalla nebbia e dalle esalazioni geotermiche. Qui il guerriero scandinavo fondò la sua città: Reykjavík, Baia Fumosa (reykur=fumo, vik= baia). Per Hjörleifur invece il destino decise diversamente: egli si stabilì a Vík, ma presto venne ucciso dai suoi servi. Ingólfur Arnarson è considerato dagli islandesi il capostipite del loro popolo.
Dall’arrivo di Ingólfur Arnarson, il numero di coloni in Islanda iniziò a crescere notevolmente. Inizialmente gli accordi fra i vari proprietari terrieri, divenuti signori di intere regioni, avvenivano a livello territoriale.
In seguito però fu necessaria un’organizzazione superiore e, memori della tirannia dalla quale erano scappati, gli islandesi diedero vita al primo parlamento democratico europeo, se non addirittura mondiale: l’Alþing.
L’Alþing ( assemblea nazionale) nacque all’inizio del X secolo con compiti legislativi e giudiziari. Il figlio di Ingólfur, Þorsteinn Ingólfsson, tenne la prima assemblea presso Reykjavík.
In seguito gli islandesi cercarono un luogo più idoneo e lo individuarono nella piana di Bláskógar, chiamata da allora Þingvellir, Pianura dell’assemblea.
Si trattava di una zona coperta da boschi, ricca di ruscelli e occupata nella parte centrale da un lago. Il luogo oltre ad essere accogliente presentava una caratteristica particolare: era attraversato da un alta parete rocciosa (la dorsale oceanica) che diveniva pulpito naturale per gli oratori.
Dal 930 d.C. Il Parlamento islandese si riunì regolarmente a Þingvellir. Þorsteinn fu il primo allsherjargoði, cioè il primo presidente riconosciuto del parlamento, formato da 48 goðar, capi delle regioni.
Al giurista Ulfljótur, inviato in Norvegia per studiare le leggi locali ed elaborare il codice legislativo, fu assegnato l’incarico di lögsögumaður, l’oratore delle leggi. Egli aveva il compito di memorizzare l’intero codice legislativo e di recitarlo una volta l’anno all’assemblea riunita sotto la dorsale.
Altre risorse:
Eiríkur hinn Rauði, Eric il Rosso, era uno dei vichinghi giunti per primi in Islanda. Esiliato anche da questo paese, egli partì con 500 uomini e intraprese un viaggio verso ovest. Nell’897 sbarcò in Groenlandia e vi fondò il primo stanziamento europeo.
Da qui il figlio di Eiríkur, Leifur Heppni, Leif il Fortunato, raggiunse Helluland, la terra delle pietre piatte, Markland, la terra dei boschi, e Vinlan, la terra del vino. Si trattava probabilmente dell’isola di Baffin, di Terranova e del Labrador. Qui tentò di fondare una colonia ma si scontrò con i nativi, gli skrælingar, e dovette ripartire.
Attorno all’anno 1000, la popolazione in Islanda era divisa tra due religioni: l’antica religione politeista dei primi colonizzatori scandinavi e la nuova religione cristiana. Di fronte alle prime discordie, fu l’Alþing a prendere le redini della situazione.
Il Parlamento decretò l’adesione dell’Islanda al cristianesimo, lasciando però la libertà a ciascun individuo di seguire ancora l’antico credo.
A partire dall’XI secolo, il governo democratico dell’Islanda prese forza, l’economia si sviluppò e gli abitanti dell’isola iniziarono a sentirsi parte di un unico popolo. La riunione annuale dell’Alþing, divenne il fulcro della vita sociale di tutta l’isola.
Era l’occasione per concludere affari, per risolvere dispute con i rivali, per eseguire condanne a morte, per conoscere altre persone e, perchè no?, per stipulare matrimoni. Da ogni parte dell’isola gli islandesi giungevano a Þingvellir per partecipare all’evento più atteso dell’anno.
Con l’intrecciarsi dei rapporti sociali cominciò a diffondersi tra i capi la corruzione, ma nacque anche il desiderio di ampliare la cultura e nacquero scuole in varie sedi.
In Islanda, nei primi anni del XIII secolo, la corruzione e le lotte di potere minarono l’autorità dell’Alþing. L’isola fu insanguinata da sanguinose e violente faide tra le famiglie più potenti.
Gruppi armati appartenenti alle diverse fazioni seminavano ovunque terrore, saccheggiando e razziando le fattorie. È questo un buio periodo di anarchia noto come Epoca degli Sturlunghi.
Di questa situazione approfittò astutamente il re di Norvegia, Hákon Hákonarson. Egli fece pressione sui capi affinchè sciogliessero l’Alþing e riconoscessero l’autorità norvegese, promettendo loro in cambio ricchezze e ruoli di potere. Fu così che nel 1281 fu adottato un nuovo codice di leggi, il jónsbók, e l’Islanda fu annessa alla Norvegia.
Il manoscritto Jónsbók:
Subissata dalle tasse imposte dalla Norvegia, nei secoli XIII e XIV l’Islanda venne anche colpita da catastrofi naturali e subì un forte calo demografico. L’isola fu sconvolta da tre eruzioni del vulcano Hekla, che ricoprirono di lava e ceneri un terzo del paese.
Questi sconvolgimenti influirono anche sul clima, che peggiorò rendendo difficoltose tutte le attività legate all’agricoltura. Per capire la portata della catastrofe, basti pensare che alcuni studiosi sono indotti a considerarla come causa del raffreddamento climatico di tutta l’Europa, avvenuto proprio a partire da quel periodo e comunemente noto come “piccola glaciazione“.
La popolazione, già indebolita dalle eruzioni e dalla carestia, venne infine decimata da un’epidemia di peste bubbonica, che facilmente si diffuse tra gli isolani.
Altre risorse sul vulcano Hekla:
La Norvegia, dopo aver esteso il suo potere all’Islanda, affidò gli incarichi di maggiore autorità, compresi i due vescovadi, a uomini di fiducia. L’isola venne considerata una colonia alla quale attingere denaro e risorse, più che un territorio da sviluppare.
Il governo veniva venduto con mandato triennale al miglior offerente e fu introdotto un sistema fiscale rigido che imponeva pesanti tasse alla popolazione. In questo periodo si assistette a continue lotte interne tra le maggiori famiglie nobili islandesi, le quali minavano l’unità della nazione e rendevano impossibile ogni resistenza al dominio straniero. I norvegesi seppero trarne profitto.
Uno dei maggiori motivi di contesa tra i nobili islandesi era il titolo di járl, conte, onorificenza assai ambita. E’ esempio emblematico della corruzione dilagante che tale titolo sia stato concesso dai norvegesi a Gissur Þorvaldsson, sicario che nel 1241 uccise lo scrittore Snorri Sturluson.
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Snorri Sturluson fu un valoroso condottiero, ma è più conosciuto come il maggior poeta della storia d’Islanda. Egli nacque nell’Islanda del nord, ricevette un’adeguata istruzione presso il centro religioso di Oddi, vicino a Hella, e in seguito si sposò con la figlia di un ricco proprietario della zona di Borgarnes.
Presto però lasciò la famiglia e si trasferì a Reykholt, che a quel tempo era un importantissimo snodo commerciale. Qui Snorri compose molte opere tra cui l’Edda in prosa, trascrizione dell’epica medievale norrena, e la Heimskringla, la storia della corona norvegese. Sua è forse anche la Saga di Egill, il poeta vichingo Egill Skallagrímsson.
A 36 anni Snorri divenne lögsögumaður, oratore dell’Alþing, e come tutti i capi fu oggetto di attenzioni da parte del re di Norvegia Hákon. Egli però non si lasciò corrompere e il re, adirato, chiese la sua vita. Fu Gissur Þorvaldsson, ex genero di Snorri che si incaricò di eseguire l’ordine sperando in cambio di ottenere il governatorato dell’isola.
Il 23 settembre del 1241 Snorri venne ucciso. Il luogo della morte è imprecisato. Alcune fonti dicono che avvenne nello scantinato di casa, altre nella pozza termale nella quale Snorri amava rilassarsi attorniato da bellissime donne.
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Tra il 1100 e il 1200 fiorì in Islanda la letteratura legata alle Saghe, racconti epici legati alle origini del popolo islandese. Queste opere hanno per tema lotte familiari, amori contrastati, gesta di personaggi eroici e tragici.
Nel XII secolo Ari Þorgilsson, detto il Saggio, scrisse l’Íslendingabók, in cui narrava la storia della colonizzazione dell’Islanda. Un altro resoconto storico sullo stesso periodo è il Landnámabók. Del XIII invece è la Sturlunga Saga che narra il periodo di anarchia e di decadenza che caratterizzò gran parte del secolo.
Consulta anche:
Nel 1397, la Norvegia cedette l’Islanda alla Danimarca, che detenne il potere sull’isola fino alla proclamazione d’indipendenza nel 1944. I danesi si impossessarono dei beni ecclesiastici e nel 1550 imposero la religione luterana.
Il vescovo cattolico di Hólar, Jón Arason, si oppose strenuamente a questa conversione forzata e fu decapitato. Nel 1602 la Danimarca impose il monopolio sui commerci: solo compagnie svedesi e danesi potevano acquistare diritti di commercio in Islanda.
Tali diritti avevano validità di 12 anni. Avvalendosi di questa legge le compagnie di commercio, gestite da imprenditori di pochi scrupoli e in cerca di lucro, iniziarono ad importare merci scadenti se non addirittura avariate, vendendole comunque a caro prezzo, e contribuirono al diffondersi della pratica dell’estorsione.
Nel 1800 si diffuse sempre più in Islanda, come nel resto d’Europa, un forte sentimento di nazionalismo. Il fautore più importante di questi ideali nazional-patriottici fu Jón Sigurðsson, uomo di grande spessore che nel 1855 riuscì a far approvare una legge che ristabiliva il libero commercio.
In seguito l’Islanda ottenne una certa autonomia, soprattutto nella gestione degli affari interni, e nel 1874 fu preparata una bozza di Costituzione islandese.
Contemporaneamente nuovo impulso ebbero la cultura e l’economia: si svilupparono dibattiti politici, nacquero partiti, le attività legate all’agricoltura e alla pesca rifiorirono e iniziò l’urbanizzazione.
Nel 1918, con l’Atto di Unione, l’Islanda divenne uno stato indipendente all’interno del Regno di Danimarca.
Allo scoppiare della seconda guerra mondiale, l’Islanda si dichiarò neutrale nel tentativo di proteggere i commerci sia con il Regno Unito sia con la Germania.
Il 9 aprile del 1940, però, i tedeschi occuparono l’isola e gli islandesi reagirono riunendo nuovamente l’Alþing dopo circa 700 anni: fu un atto significativo, perchè gli islandesi in questo modo ribadivano la loro unità e il senso di appartenenza ad una nazione da troppo tempo in balia di sovrani stranieri.
In seguito i tedeschi furono cacciati dagli inglesi e nel 1941 sul territorio sbarcarono gli americani con l’accordo di ritirarsi a conflitto terminato. Il 17 maggio dello stesso anno gli islandesi chiesero la completa indipendenza dalla Danimarca e il 17 giugno del 1944 nacque la Repubblica d’Islanda.