L’Islanda, da sempre considerata la terra dei ghiacci, quest’anno ha dato agli scienziati un motivo in più per preoccuparsi sulle sorti del pianeta.

Già da alcuni anni i ghiacciai dell’isola sono sotto osservazione perchè rappresentano un “ termometro” con cui si misurano gli effetti dell’aumento della temperatura terrestre.

Tra gli altri desta sgomento il Vatnajokull, la più grande calotta europea, terza al mondo dopo Antartide e Groenlandia, che diminuisce a vista d’occhio.

Le sue lingue si ritirano inesorabilmente di un metro all’anno lasciando posto a valli moreniche e lagune che, per quanto suggestive, testimoniano lo scempio che l’uomo sta perpetrando ai danni dell’ambiente.

Come se non bastasse, ora dall’Islanda arriva un nuovo campanello d’allarme: per la prima volta nel corso dei secoli, si è riusciti a coltivare il grano.

Il clima subartico finora aveva permesso lo sviluppo solo di muschi, licheni e pochi arbusti, ma le temperature nelle ultime estati hanno raggiunto anche i 25- 30° C e gli islandesi quest’anno hanno visto per la prima volta alcuni campi coprirsi di bionde spighe di grano.

Se al disgelo, annunciato da tempo attraverso tutti i media in modo martellante, forse ci eravamo assuefatti, ora non possiamo ignorare questo nuovo avvertimento.

La Commissione sul cambiamento climatico, istituita dal governo islandese, prevede il totale scioglimento dei ghiacci entro la fine del secolo col conseguente innalzamento degli oceani.

Già in alcune zone del Pacifico le coste indietreggiano sotto la spinta delle onde del mare, se il fenomeno non si arresterà Venezia nel Mediterraneo sarà la prima a pagarne le conseguenze.

Gli scienziati instancabilmente ci avvertono, molte associazioni cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica, molti personaggi di fama internazionale, non da ultima l’islandese Bjork, si battono in difesa dell’ambiente.

Non possiamo più rimanere impassibili di fronte ai problemi di “terre lontane”, l’emergenza ambientale diviene sempre più pressante e coinvolge tutti.