La camera magmatica dei vulcani islandesi si trova a qualche km sotto il cratere. Il magma vi si accumula e aumenta man mano di pressione fino poi a risalire in superficie.
Se un vulcano ha carattere esplosivo, ciò può essere dovuto alla perdita di gas del magma. Se durante la risalita il magma è lento, il gas sfugge lentamente.
Questo provoca variazioni di pressione che a loro volta causano variazioni di velocità fino a giungere all’esplosione. Durante le eruzioni esplosive, le dimensioni dei frammenti possono variare da qualche micrometro a qualche metro.
Le eruzioni che avvengono in vulcani coperti da ghiacciai sono dette fretomagmatiche. Durante questi fenomeni fuoco e acqua si mescolano, provocando alluvioni e fulmini causati dall’elettricità statica trasportata dalle molecole di gas e particelle in sospensione.
Durante un’eruzione del Katla nel 1715, due persone vennero colpite da scariche elettriche provenienti dalla nube vulcanica benchè vivessero a 30 km di distanza.
Ecco una raccolta delle più speccatolari eruzioni dei vulcani islandesi degli ultimi anni.
Il 21 maggio 2011, dopo 14 mesi dall’eruzione dell’Eyjafjallajokull, si è svegliato il vulcano Grímsvötn, il più grande dell’Islanda. Situato a sud – est dell’isola, coperto dal Vatnajokull, la terza calotta glaciale al mondo per estensione dopo l’Antartico e la Groenlandia, il vulcano ha ripreso l’attività dopo 7 anni di riposo.
L’eruzione il cui pennacchio si è elevato fino a 20 km, ha dato pochissimo preavviso ed è stata seguita da scosse sismiche, alcune di magnitudo 3,7.
Da subito l’Ente islandese di aviazione ha chiuso lo spazio aereo circostante per un raggio di 220 km, imponendo lo stop a tutti i voli da e per Keflavik, l’aeroporto internazionale islandese.Tutta l’Europa ha seguito con preoccupazione questa nuova eruzione, temendo i disagi provocati dall’Eyjafjallajokull lo scorso anno.
La nube di ceneri inizialmente sembrava spostarsi in direzione nord est, facendo ben sperare, ma ha poi modificato il suo corso ed ha interessato il nord Europa, soprattutto Scozia e Scandinavia, dove sono stati broccati numerosi voli.
Fortunatamente nella mattinata del 26 maggio, una colonna di fumo ha segnato la fine dell’eruzione e i collegamenti aerei sono stati subito ripristinati.
Il cratere del vulcano Grimsvötn con vista a 360, attorniato dal ghiacciaio Vatnajökull, mostra il cono fumante al centro del lago creatosi dopo l’ultima eruzione.
L’eruzione dell’ Eyjafjöll di aprile del 2010 dovrebbe essere, a detta degli studiosi, il primo episodio di una lunga serie che avrà luogo nei prossimi decenni.
A 20 km dall’Eyjafjöll si trova Katla, un vulcano di gran lunga più potente, anch’esso sormontato da un ghiacciaio la cui superficie è circa 8 volte maggiore dell’Eyafjallajökull.
Alcuni vulcanologi e studiosi dell’Istituto islandese di scienze della terra ritengono che l’ Eyjafjöll potrebbe causare il risveglio di Katla, come già avvenuto nel 1612 e nel 1823, e in seguito del Laki e dell’Eldgiá, due fenditure vulcaniche situate più a nord est e appartenenti allo stesso sistema tettonico dei primi due.
Dopo alcuni aver dato alcuni modesti segnali di attività alla fine del mese di marzo, il 14 aprile 2010, nelle prime ore del mattino, il vulcano Katla si è risvegliato.
Situato sotto il ghiacciaio Eyjafjallajokull, a sud ovest dell’Islanda, Katla ha interrotto il lungo periodo di latenza, risalente al 1823, e ha iniziato ad eruttare costringendo tutta l’Europa settentrionale a prendere misure precauzionali.
Nel territorio circostante si sono verificate scosse sismiche e inondazioni che hanno costretto il governo islandese ad evacuare un migliaio di persone. La faglia vulcanica, lunga 800 metri, mostra un evento spettacolare quanto terrificante: lunghe lingue di fuoco fuoriescono dalla spaccatura innalzandosi al di sopra della distesa innevata dell’Eyjafjallajokull.
Fortunatamente la situazione è sotto controllo e nonostante la grande paura non si registrano danni rilevanti. La Route 1, colpita dall’inondazione, è stata spaccata in tre punti per permettere il defluire delle acque e salvare il ponte Markarfljots, ma si pensa che il picco sia già stato raggiunto.
Desta più preoccupazione la nube di cenere sprigionata dal cratere, composta probabilmente anche da gas tossici. Le autorità islandesi hanno raccomandato a tutta la popolazione dell’isola l’uso di maschere anti-gas e in ogni caso sconsigliano vivamente di uscire di casa .
Tutti i voli riguardanti il Nord Europa e i collegamenti con gli Stati Uniti sono sospesi. Le ceneri infatti impediscono la visibilità e possono danneggiare i motori. La situazione di caos aereo potrebbe protrarsi per alcuni giorni e molti viaggiatori hanno già preso d’assalto le linee ferroviarie che collegano Francia e Gran Bretagna.
Un altro vulcano che preoccupa i geologi è l’Hekla, sempre nel sud dell’isola. la sua ultima eruzione circa 10 anni fa fu molto più violenta e ci si aspetta a breve un nuovo risveglio.