Le isole Fær Øer, arcipelago non lontano dall’Islanda e bagnato dal Mar del Nord, sono tutti gli anni teatro di un rituale a dir poco crudele legato al passaggio degli adolescenti all’età adulta: il massacro delle “balene pilota”.
La tradizione risale al ‘500 e dal 1709 è registrata negli “annali”. Per gli abitanti delle Fær Øer è una cerimonia di festa, tanto che per l’occasione la scuola chiude e I bambini si recano alla spiaggia per condividere questo momento con gli adulti.
La mattanza non viene effettuata in alto mare, ma appena al largo della costa: I gruppi di cetacei che si avvicinano in cerca di cibo vengono spinti con le imbarcazioni verso riva e una volta arenatisi vengono massacrati a colpi di uncino, coltello, ascia.
Le balene pilota, o globicefali, hanno una lunghezza variabile dai 5 ai 7 metri e possono pesare anche più di due tonnellate. Sono diffuse in tutti gli oceani, vivono in branchi numerosi composti dalle madri con I loro piccoli, sono molto socievoli e raggiungono l’età media di 50 anni.
Come le altre balene del Nord Atlantico sono protette dalla Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats, ma questo non basta per far cessare la strage.
Le Fær Øer infatti, nonostante siano un protettorato danese, hanno un governo indipendente e si avvalgono dell’ampia autonomia di cui godono anche in campo ambientale per proseguire nella tradizione.
Così I bambini continuano a giocare sulla spiaggia tinta di rosso tra le urla degli animali massacrati. A nulla servono gli appelli della Conservation Society e di Greenpeace.
Ufficio del turismo delle Fær Øer